I toponimi legati al lupo e il materiale narrativo ad essi correlato rappresentano una fonte importante per comporre il quadro della percezione popolare del rapporto uomo-lupo. In primo luogo, possiamo osservare che nei toponimi presenti sulla mappa toponimica il richiamo al carnivoro si realizza con formule lessicali neutre, prive di espressioni peggiorative o vezzeggiative (principalmente 'lupo').
Tuttavia, le spiegazioni e i racconti forniti dagli informatori nel corso delle inchieste sul campo, riprodotti sulla mappa dedicata, riflettono una visione più complessa e articolata del rapporto uomo-lupo. Come nella narrativa popolare europea, la rappresentazione del carnivoro risulta infatti ambivalente: il lupo riveste un ampio spettro di ruoli che spaziano dall’essere servizievole, riconoscente, sciocco e credulone al presentarsi come divoratore di bambini e cuccioli.
Si vedano anche i racconti di Frabosa Soprana (i Var̂in), Monastero di Lanzo (aou Pianas), Roccaforte Ligure (a Piana der Möie), Viola (ëř Róche du Luv), indicati dalle orme blu sulla mappa
Dice una leggenda Valsesiana che nella notte dei tempi, quando ancora non esistevano paesi nella Valle, un cacciatore, salendo verso il Castello del Gavala, sia stato sorpreso da una tempesta di neve e, smarritosi, arrancò fino a perdere i sensi per la stanchezza e per il freddo; il suo ultimo pensiero fu la morte certa per assideramento. Fu per lui una sorpresa quando il sole illuminandolo lo risvegliò completamente attorniato e scaldato da un branco di lupi. Lo avevano seguito nella caccia e ancora lo avevano seguito, increduli, quando si avvicinava la tempesta di neve e non aveva fatto nulla per ripararsi; questo animale in caccia, ricoperto di pelli non sue e con il muso senza pelo, temerario, ma per nulla saggio o esperto, meritava comunque di vivere. Fu il primo contatto tra uomo e coloro che sarebbero diventati gli “amici dell’uomo” per antonomasia. Il Cacciatore, scendendo, per non allontanarsi troppo da quello che, ora, era “il suo branco” mise un accampamento proprio all’incrocio dei due fiumi, e da lì non si mosse più. Quell’accampamento senza nome divenne nei tempi War-Ade, Varade, Varal e infine Varallo, e il suo simbolo fu sempre un lupo che guarda dietro sé per non perdere nessuno nella tempesta. Ora Varallini sapete perché gli altri Valsesiani vi chiamano ji Luf 'i Lupi'.
(Narrazione raccolta sul campo e raccontata da un guardia parco in data 07 Marzo 2023)
Si tratta del tipo di rappresentazione meno comune, ma comunque attestata, come nel caso di Varallo, che propone un'immagine umanizzata e amichevole del carnivoro
Foto di Varallo Sesia
in questo tipo di narrazione la domesticazione del lupo viene rappresentata sembolicamente attraverso l'ammansimento o l'allontanamento dell'animale da parte di un suonatore di violino o di altri strumenti
Narrazioni simili sono indicate sulla mappa dalle orme di colore arancione
il motivo del furto dei cuccioli sembra invece affermare la necessaria separazione tra il modo degli uomini e il mondo del selvatico
Un racconto simile si incontra a Piode (Frazione Piedimeggiana)
A conclusione di questo viaggio tra i nomi di luogo legati al lupo possiamo osservare che le caratteristiche geografiche dei luoghi individuati rendono del tutto plausibile una originaria correlazione tra queste denominazioni e la presenza del carnivoro.
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