I luoghi dell'orso

Fantoni R., "L’orso, la lince, il lupo e l’uomo in Valsesia tra duecento e ottocento", in Fantoni R. (a cura di), La presenza storica di lupo, lince e orso nel Piemonte orientale, CAI Sezione di Varallo Commissione Scientifica ‘Pietro Calderini’, Varallo, 2020, pp. 39-56.

   

Benché le ultime notizie di avvistamenti o abbattimenti di orsi nelle valli del Piemonte si collochino tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, nei nomi di luogo (toponimi) tramandati oralmente dagli abitanti delle montagne piemontesi si trovano chiari indizi della remota presenza di questo animale. 

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Dai dati finora raccolti dall’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (www.atpmtoponimi.it), in continuo aggiornamento, è stato possibile individuare più di un centinaio di toponimi che contengono un riferimento diretto all’orso, visibili sulla mappa. Osservando la distribuzione dei toponimi sul territorio, possiamo rilevare che i siti individuati si collocano in genere alla testa o nell’area mediana dei solchi vallivi, ad un’altitudine che va dai 1200 ai 2600 metri, un dato che si allinea al profilo ecologico di questa specie.

Se consideriamo i nomi di luogo individuati sotto il profilo linguistico, possiamo notare che nella maggior parte dei casi il riferimento all’animale si realizza attraverso la specificazione ‘dell’orso’ (ad es. Fount 'd l'Ours "fonte dell'orso" a Sampeyre), più raramente ‘dell’orsa’ (ad es. lou Toumpi dë l'Oursa "il tonfano dell'orsa" a Angrogna) che si unisce a termini che denotano elementi naturali tipici del territorio montano. Nella mappa sono indicate con colori differenti le categorie di elementi naturali che ricorrono con maggiore frequenza. 

Il gruppo più numeroso (in rosso sulla mappa) è formato da termini che si riferiscono a conformazioni rocciose di varie dimensioni. All’origine di queste denominazioni ci può essere la remota presenza del plantigrado. 

Oppure alla base vi è un’associazione innescata dall’aspetto della roccia o della parete rocciosa, che richiama le fattezze di un orso.

In un altro gruppo di denominazioni (in verde sulla mappa) l’orso è tipicamente associato a pianori (boude, piana pian, clo(t)) aree prative (jats, pra) e campi (chan, camp, chëmp), ossia a quei luoghi montani più frequentati dagli uomini per lo svolgimento delle attività agricole e pastorali. che dunque potevano essere occasione di avvistamenti e incontri ravvicinati con il grande carnivoro.


Ben rappresentata è anche la categoria di toponimi che si riferiscono a fonti e sorgenti (fount, funtèna, fountano, funtan-a), ma anche rii e ruscelli (cröös, ri, rian), pozze (in blu sulla mappa) dal momento che le fonti d’acqua, necessarie per la sopravvivenza degli animali e degli uomini, sono state sicuramente altri importanti luoghi di incontri tra le due specie.

La ricorrenza di termini relativi a valloni, conche e canaloni (crot, gorja, coumbal, cumba) (sulla mappa in giallo), e soprattutto a tane e grotte (tana, tunë, përtûr, boira, ni) (sulla mappa in nero) riflette la raffigurazione, trasmessa dalla letteratura popolare, dell’orso nascosto nella sua tana, soprattutto durante i rigidi mesi invernali, al riparo dallo sguardo degli uomini.

Tuttavia, come i può osservare in questo esempio, all’origine di alcuni di questi nomi vi è piuttosto il ricordo di episodi di scontro con l’animale.

Capita anche che il riferimento all’orso indichi metaforicamente luoghi poco soleggiati, molto freddi e ghiacciati per lungo tempo.

Anche i passi montani (pas, pâ, pa), frequentati per gli spostamenti intervallivi e per la pratica dell’alpicoltura, hanno rappresentato, stando alla frequenza dell’accostamento all’orso (cfr. sulla mappa i simboli di colore grigio), occasioni di contatto diretto con questi esemplari, come ricordato, ad esempio, per Pasóou ʼd l’Ours di Oulx.


Risultano abbastanza frequenti anche i toponimi costruiti con l’appellativo ‘bosco’ (in viola sulla mappa) che si richiamano all’habitat naturale dei plantigradi.


Tuttavia nel caso di ël Bosc ëd l’Ours di Valloriate la specificazione ‘dell’orso’ risulta di nuovo usata con valore metaforico, a indicare una zona ripida, fredda, priva di sole e boschiva, così inospitale da essere confacente solo alla vita di un orso.

Tra le voci toponimiche che presentano una sola occorrenza merita una segnalazione Bäru-falla di Formazza, il cui significato ‘trappola dell’orso’ ricorda una delle antiche strategie di caccia all’animale, probabilmente però non così diffusa come le trappole luparie, le cui attestazioni toponimiche sono assai più numerose (si veda in proposito la scheda sul lupo e la mappa collegata).


La mappa riporta anche in colore arancione le denominazioni del tipo ‘orsiera’ - un derivato di ‘orso’, con un suffisso dal valore collettivo - in genere interpretato dagli intervistati come ‘il luogo degli orsi’.



In alcuni casi, indicati sulla mappa dall’icona uomo, il riferimento all’orso ha un valore antroponimico, riferendosi al nome/cognome o soprannome di un individuo, in genere il proprietario, l’affittuario o l’abitante del luogo individuato.


Tradizione del carnevale legata alla figura dell'orso

A conclusione di questo viaggio sulle tracce toponimiche dell’orso, possiamo osservare che le caratteristiche geografiche dei luoghi individuati rendono del tutto plausibile una originaria correlazione tra queste denominazioni e la presenza dei plantigradi; inoltre la numerosità e la pervasività di queste attestazioni, fissatesi nella memoria orale e nell’immaginario collettivo delle comunità alpine del Piemonte, rappresentano un’ulteriore conferma della rilevanza e della significatività dell’orso all’interno del sistema faunistico alpino della Regione.


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